mercoledì 28 agosto 2013

Il cuoco stratifica (come nasceun fumetto - 4)

I diversi ingredienti si utilizzano in modo diverso. Ritornano nei piatti attorno. I sapori si stratificano a farne uno solo composito, per ogni piatto.

Se compro del pesce, spesso mi faccio aggiungere testa e spine, anche d'altri. Il pesce lo faccio bollito o in altri modi, anche semplice in padella, il resto invece lo faccio bollire  a lungo, magari con aglio, sedano e carota, o cipolla, lo filtro grezzamente (stando attenta ad eliminare scaglie o spine) e poi ci cuocio il riso che a volte tosto in poco olio, ma anche no. Quel riso semplice solo cotto nel brodo di pesce è un piatto da re (ma anche da poveri a costo quasi zero), da ornare con prezzemolo tritato o altri aromi, da spruzzare di vino se ti va. Puoi servirlo da solo o da accompagno al pesce. 

Nel riso cotto nel brodo i sapori si impastano, ognuno distinto e ognuno che con gli altri crea un'assonanza, un nuovo colore.

Nella pittura è così. Ci facciamo ispirare da un sapore, da un'idea, da una macchia sul muro. Come quella che mi sono trovata a casa a Venezia. Non la potevo guardare, finché l'ho vista bene, ma era una figura di donna senza testa, degna dell'Acropoli di Atene!
1 matita, 4 gessetti, mezz'ora di empo e una scaletta...







Ma torniamo al fumetto.
Il fumetto è stratificazione di per sé, fusione di sapori, storia, ritmo e immagini diverse, parole...
In questo caso ho poi lavorato più che mai a strati, il computer porta  a lavorare come in pittura a olio o acquerello. I livelli ti fanno giocare di separazione e poi di impasto. Giochi in libertà.
questa per esempio era un bozzetto della pagina 2


Ecco, questa era la matita (si fa per dire, sempre digitale) un primo schizzo che serviva da sceneggiatura e da pensiero.




posizionata sulla pagina e inserito un fondino di colore, che mi serve da base terrigna per poi appoggiarci la neve... su un livello superiore ne schizzo una matita più completa, tenendo il vecchio bozzetto a trasparenza 20 o 30
un altro livello superiore e disegno in nero, è il definitivo, ma poi strati di colore interverranno. Aggiungo un po' di neve e delle macchie sfumate a variare lo sfondo, e appunto colori divise.
poi si colora su uno strato sotto al nero, ombre, segni, si impasta come fosse olio.

 Del bianco di neve invece appoggia sopra al nero a coprirlo. Dei graffi creano il vento che solleva un pulviscolo bianco. Poi situo degli abbozzi di dialogo che prima erano solo in testa.            

Non vi annoio con balloon e lettering.
Torno indietro e nascondo il livello del nero.
E mi dico che la prossima volta vorrei fare una storia disegnata un po' così.
In qualche pagina, più avanti, mi ci avvicinerò. Il tratto però per me resta legato alla narrazione a fumetti. Chissà come sarà il prossimo piatto... cioè la prossima storia.

Come prosegue questa lo trovate e leggete in Aces Weekly, la rivista digitale di fumetti in inglese, cui ci si abbona con 8 euro per leggere 6 storie in 7 puntate ognuna.
In questo volume 6: Manoel Magalhães and Osmarco Valladão, Benjamin Dickson Art: Gavin Mitchell Colours: Miroslav Mrva, Chris Geary, Stephen Baskerville e Roger Langridge, oltre a me ovviamente. Il tutto a cura di David Lloyd.

Tra una settimana vi farò vedere comunque la diversità di pagine, i diversi esperimenti. Riso e brodi possono dare piatti assai diversi. L'importante è divertirsi mentre si cucina, anche quando vi sentite scontenti e affaticati. Posate un attimo, fatevi un giro, un sordo di vino, due pagine di un libro bello. Poi tornate a divertirvi. Sennò non ha senso.

La prossima volta parlerò forse anche di machine in cucina e di digitale e manuale... perché non è uguale, no.

lunedì 19 agosto 2013

Ricetta: come nasce un fumetto (3)

Cucinare e fare un'opera, che sia un fumetto o una canzone, è anche osare.
Se non si sperimenta su cose così libere e "piccole" dove dovremmo osare allora?
Osare fa bene nella vita, anche una botta di pazzia.
L'altro giorno a Venezia avevo comprato dei fichi di Sant'Erasmo (isola che ha ottimi orti), in casa una bella cipolla di Tropea...

Pasta ai Fichi
Tagliate una quasi mezza cipolla (di Tropea o cmq molto buona) a tocchetti fini
e a spicchi lunghi due fichi (dosi per persona), dopo averli almeno in buona parte sbucciati.
Una buccetta di limone.
Cuocete in poco olio, aggiungendo dell'acqua, semmai e un pizzico di sale.
Il tutto mentre portate a bollore l'acqua e poi cuocete la pasta.
Condite la pasta scolata e pepate (io non avevo il pepe e me ne sono rammaricata).

Se non disdegnate il dolce è un pasto completo. Se lo amate ma non troppo, calate di fichi, anche uno solo dà sapore.

Osare serve.
Non l'avete mai fatto? Lo provate in quel momento.
Ci sono i momenti in cui si ha voglia di osare.
Invecchiando lo faccio di più... chissà perché.

Mi è successo di recente con questa storia.


Qualche anno fa avevo già disegnato per una pubblicazione solo digitale e in rete, era su Coreingrapho, uno spazio gestito per quasi un anno da Makkox, Antonio Sofi e un misterioso Alligatore.
Per un po' sparì, ora è di nuovo online, ci trovate roba interessante e varie boiate, senza dubbio.
Anche le mie se le guardo graficamente, soprattutto nell'uso del colore, non mi convincono, ma c'è qualche racconto carino.
Confrontarsi con una scrittura verticale da computer era qualcosa di anomalo.
Ogni spazio provoca reazioni e azioni diverse e adeguate.
Sono sassi nello stagno le limitazioni, i formati, i target ecc.
Allora avevo lavorato sulla rapidità del segno "jettato", oggi, davanti a una storia che verrà letta al computer o su tablet, mi viene da usare la tavoleta e la penna ottica.
Ho la bamboo formato A5.
Uso Photoshop perché non ho avuto il tempo per studiarmi o prendermi altri programmi.
Mi sono scandita la storia in 7 tappe...

primo casino della mia testa stressata, comincio a sceneggiare come se le 7 tappe fossero ognuna di una pagina (orizzontale, quasi doppia).
Infatti avete visto lo schizzo precedente. Fatto direttamente in digitale, comprende quelle che poi saranno due tavole.

Ecco, lavorerò tutto a mano libera e spesso buona la prima. In genere una tavola a serata, vuole dire 3 ore, completa a parte balloon e lettering.
Ma la prima pagina è diversa dalle altre, è un "quadro" apre la storia ma è anche un'immagine disegnata dai personaggi.
ve la osto a livelli diversi, così magari capite il modo di lavorare, ma solo su quella.
Nelle altre le cartoline dei pittori di guerra erano solo memoria stratificata.
U n collage di cartoline, la scena d'insieme era perfetta per il punto di vista che avevo pensato, la figura a sinistra  mi ha colpito per il dramma senza la retorica più comune, che ha il suo senso invece nell'immagine di destra.

sotto il mio vecchio schizzo, sopra il disegno a ricalco dalle cartoline. con ombre e sintesi che equipari i segni.

fondo di colore e prime basi
effetto notte e ombre

Scoppi  piuttosto pittorici e luci

luci e completamenti, infine una bordatura e base cartacea, suggeritami da un'amico, che servirà a legare questa immagine alla pagina successiva, poiché questa non è propriamente una scena del fumetto.
Lo stile di questa pagina sarà diverso dalle successive. Ma confesso che ho sperimentato segni e pennelli diversi in quasi ogni pagina  o capitolo. L'occasione la dava la storia di media lunghezza (stampata in albo all'americana sarebbero 42 pagine) e il tema del pittore.
Tutto si mette quasi a occhi chiusi. Come i fichi nella pasta. Un tuffo. Andrà?

Aggiungo una nota perché non a tutti è apparso chiaro l'abbonamento di Aces Weekly 6.
8 euro danno l'abbonamento a 7 uscite, cioè 7 puntate, di 6 storie.
Immaginatevi una rivista di cui acquistate 7 numeri, nel primo cominciano 6 fumetti che si concludono tutti nell'ultimo numero.

Un blocco che , alla fine, diventa un grosso volume antologico di 120 e rotte pagine.
In inglese. qui.

mercoledì 14 agosto 2013

Ricetta: come nasce un fumetto (2)



Per esempio l'altra sera ho fatto una fetta di spada a tocchetti, con mezzo peperone rosso quasi nero, a toccetti finissimi, 1 spicchio d'aglio, erbette e pinoli. Cotto con poco olio (prima un po' il peperone poi il resto, e i pinoli verso la fine.
È venuta una squisitezza (le erbette sarebbero menta, origano fresco e timo fresco).

La cucina è spesso così. L'occasione crea la ricetta.
Per grandi ricette occorre anche studio, conoscenza dei sapori ecc ecc.
Ma è avere un cibo in casa, provare a trovargli attorno quello che si intona, che è il normale inizio per un piatto nuovo.

Ecco che vi ho raccontato come ha avuto origine la mia storia che sta per uscire su Aces Weekly (#7).
Nella cucina c'erano vari sapori che si stavano incontrando, degli ingredienti. Ma ben sapete che gli ingredienti sono la partenza, ma non fanno il piatto. 

Ecco, la cosa più difficile è ricostruire un percoso di creazione.

Questa volta non è complicato, la storia è piccola e l'origine precisa.
Per non spoilerare ve la racconto parzialmente, come è nata...

Vi dicevo.
Alle spalle il libro di Rigon.
In mezzo l'offerta di David Lloyd.
Arrivano questa cartoline:




e la notizia che esistono i pittori di guerra. Esistevano soprattutto nell'esercito austroungarico.

Mi si fa subito piuttosto chiara una visione di un racconto:
«Il pittore finisce tra molti altri, poi al fronte.
Attorno a lui la carne da cannone ma anche l'avnzata.

Un piccolo cimitero dietro le linee, si seppelliscono i morti.
Si avanza

La fatica e il fango, la nuova trincea

Si attende a lungo. Disegnare è più difficile.

Battaglia cruda. Le bombe spazzano intere cime di montagne».
 
Ecco che mi accorgo, che mentre penso la storia emergono libri che ho letto quest'anno. Libri casuali o consiglaitimi da Rigon, oltre al suo. Gadda, ma anche il diario di un tenente Austriaco (Tappe di una disfatta).
Tutta roba che mi pareva accumularsi e voler entrare nel graphic novel che immagino e progetto, ma che mi dava fastidio sentir premere, ora si è accomodata in modo semplice.

Pensando a una storia, ormai conosco dei dati, delle informazione, degli stati d'animo e situazioni, che sono la scacchiera in cui muovere il mio pittore di guerra.

L'amico giornalista mi butta là il suo spuntoo, l'idea che gli viene dal conoscere molti percorsi dei pittori.

Gli scrivo:«come ti accennavo è opposta a quella crudele che mi proponevi tu, talmente opposta da bilanciarsi perfettamente.
L'idea è che il finale verta su un pittore di guerra rimasto isolato in montagna»
«la scena resta cruda e dura. mi manca da strutturare la prima parte e capire le lunghezze e insomma, sceneggiare».
 
Ecco, ora non resta che scandire per episodi (7 di 3 pagine orizzontali ognuno) e schizzare.
Ma qui viene il bello, per capire le misure  dei pixel e non dei centimetri, faccio lo schema al computer... e già che ci sono inserisco direttamente al computer lo schizzo, usando penna e tavoletta Bamboo. 
Ho già usato direttamente la penna ottica e tavoletta per disegnare. Per alcune illustrazioni di ANIMAls, di recente l'iPad per i caffè a colazione fatti in luoghi scomodi.
Ma questa volta è la progettazione.
 
 
Vi racconterò il resto.
Il senso di tutto è che la materia utilizzata è solo prolungamento di mano e cervello.
Ma anche che lo spazio in cui agiremo agisce anche sul nostro creare. Non è indifferente fare un piccolo quadro o un grande affresco, pensare per la carta o per la rete.
Aveva ragione un mio compagno dell'Artistico che sapeva a memoria le misure dei quadri, opere che non nascono per la riproduzione su carta (e in piccolo).
Ogni cosa influisce sull'altra, non solo i materiali per la ricetta, ma chi viene a cena, e su che tavola mangeremo, con che pentole e fuochi si cucina...

venerdì 9 agosto 2013

Ricetta: come nasce un fumetto (1)



Quando fate un dolce, le dosi devono essere esatte.
20 gr. in più di zucchero, non fanno una pastafrolla più dolce, ne cambiano proprio la consistenza, la natura.
Ecco perché si dice che i cuochi si dividono in due categorie, quelli da dolce e quelli da salato.
Nel salato una dose di poco diversa modifica il sapore, al salato dunque si danno i cuochi creativi e disordinati.
Sono due nature diverse anche gli autori di fumetti. Ci sono quelli che amano le strutture ben calcolate e la documentazione perfetta, e gli altri che vanno sul fluire del racconto.
Credo che entrambi i tipi, però sappiano che una storia nasce per tante evocazioni (e molto meno per furti e citazioni).

Questo fumetto che sto per pubblicare è nato da 3 uomini e 1 libro.
The war in comics. A tale for Aces Weekly and tell you how it came about.

Due anni fa lessi un libro che mi colpì molto. I fogli del capitano Michel, di Claudio Rigon.

Qui potete leggerne un po' di recensione.
Mi sono fatta coinvolgere dal libro, dalle voci dei soldati, e dalla voce che dava loro Rigon, asciutta e commossa, forte e non prevalente.
Ho scritto a Einaudi (in fondo li avevo contattati quando facevo «ANIMAls», per pubblicare un racconto di Michele Mari), per entrare in contatto con l'autore e proporgli di farne del fumetto, da quel suo libro.
Con Rigon ci sentimmo, e lui aveva prima adocchiato che facessi, e se io amo il suo libro, lui ha amato i miei caffè a colazione. Su questa base subito grande e discreta intesa. Ho fretta di fare il libro, ma la vita mi si oppone. Rigon è uomo di montagna, ha passo più cadenzato. Mi hanno portato, lui e la sua compagna, in cima alle trincee di quel volume. Con molta pazienza per il mio fiatone di cittadina.

Questo succedeva un po' più di un anno fa.
È il lievito madre. Sta ancora lievitando e ho circa 25 pagine sceneggiate in un quaderno qua accanto.


Nel frattempo incontro David Lloyd. Anche lì ci sono state simpatie e interessi comuni da subito.
Anni fa, al primo annuncio della scuola di fumetto online, si era fatto vivo lui, spontaneamente su face Book.

Siamo ai primi di gennaio, in pieno trasloco e con la febbre vado a ... per intervistarlo e parlargli.
Io lo incontro per proporgli un corso, il workshop  che terrà questo mese di ottobre, online e in inglese, con le sue lezioni personali, le sue correzioni e commenti, e che culminerà nell'incontro a Lucca.
Lui mi propone di fare una storia per Aces Weekly, la sua rivista completamente online, su cui punta molto, per amore dei tempi che cambiano e del fumetto da diffondere.
Dico di sì, senza nemmeno sapere su che cosa farò la storia. È una bella occasione, un gioco che mi affascina, la rivista ha un suo carattere molto libero.
Penso che forse scriverò di Alice, che compare così spesso nei miei caffè.
Ma non dimentichiamo il lievito madre.
Quello monta.
E penso che vorrei entrare nel clima del mio "libro" sulla guerra del 15-18, con una stroia diversa e vicina.
Arriva il terzo uomo (non Orson Welles).
Un giornalista mi scrive complimentandosi per il mio volume su Hugo Pratt. Via mail si diventa un po' amici. Abbastanza da scambiarsi notizie, immagini, canzoni.
Tra le immagini che mi manda per diletto delle cartoline austriache della Prima Guerra Mondiale. L'Austria aveva un vero corpo di pittori di guerra. Alcuni bravissimi e per niente retorici.

Ecco, la pasta ora monta.
La storia cresce. Il resto ve lo racconterò la prossima volta.
Dal 12 agosto però la trovate qui, un modesto abbonamento (7,99 euro) per 7 numeri settimanali vi permetterà di leggervi 6 storie complete a puntate (in inglese).
Tra cui la mia torta (o pane) col lievito madre...

a tra pochi giorni, con i seguito.

mercoledì 7 agosto 2013

compleanni disegnati

Quando compii 50 anni feci una mostra invece di un compleanno. Chiesi a 50 amici disegnatori (e a un tot di scrittori e simili chiesi dei raccontini) di fare un disegno o opera sui 50.
la mostra fu bella e le opere pure tutte o quai, come quasi tutti erano amici sinceri.
Per il suo compleanno Gianfranco Goria fa qualcosa di simile QUI , condivide i suoi disegni, schizzi e scritti...

Mi pare una cosa bella, che dovremmo fare di più.
Io presto invece vi parlerò del mio nuovo (e da anni da me stessa atteso) fumetto. Una storia abbastanza breve prima di una storia lunga che vorrei cominciare sule trincee. Fatta per Aces Weekly, la rivista di David Lloyd...
Per ora dunque gustiamoci il regalo di Goria.
E pensiamo che bello fare dei regali agli altri per il proprio compleanno :)
 per il mio ecco i due quadri di Marcella Brancaforte: